lunedì 12 settembre 2016

Petrolio, continuano le forti turbolenze sul mercato

Piazza Affari si lecca le ferite, e con lei anche i titoli del comparto petrolifero. Questi ultimi scontano la complicatissima situazione dell'intero settore, lacerato dalla questione sul congelamento della produzione. Sul New York Mercantile Exchange, il Light Sweet Crude registra un calo dell'1,39% (45,24 dollari al barile), mentre il Brent Crude perde l'1,44% (47,77 dollari al barile). Intanto lo stoxx settoriale europeo Oil and Gas cede l'1,73%.
I movimenti incerti sul mercato penalizzano gli appassionati di trading in opzioni binarie, specie quelli meno esperti che mal riescono a gestire la situazione. Qualche esperto invece ha fatto buoni affari, ma correndo grossissimi rischi. Operare nel mercato del greggio, infatti, in questo momento è complicatissimo.

Difficile trovare la soluzione al problema petrolio

La situazione che c'è a livello generale si ripercuote sui titoli italiani. Ad esempio Saipem ha perso oltre 4 punti percentuali, ma anche Tenaris registra un calo del 2,83%. Eni fa poco meglio, con un segno negativo per 2,76%. Proprio ENI intanto ha annunciato di aver raggiunto una produzione di 128mila barili di olio equivalente al giorno (67.000 in quota ENI) dal giacimento di Nooros. Quest'ultimo venne scoperto in Egitto appena 13 mesi fa. La quota raggiunta va oltre le previsioni.

Il problema che agita il mercato riguarda lo scetticismo su una reale azione congiunta tra i produttori, che servirebbe a stabilizzare il mercato e tenere su il livello dei prezzi. Il problema ulteriore da considerare è che ogni paese ha un suo volume di riferimento per la produzione. Un volume che assicura un certo livelli di entrate grazie alle esportazioni. Sarebbero mai pronti a rinunciare a questi soldi accettando i termini dell’accordo? Secondo molti la possibilità che ciò accada è ridotta.
Peraltro va messa in conto la posizione, che ha un grosso peso, dell'Iran che al momento di ridurre la propria produzione non ci pensa affatto.

Nel frattempo l'Opec aumenta le previsioni di produzione dei paesi rivali, cioè quelli che non fanno parte del cartello. Secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg, la produzione nel 2017 aumenterà di 200mila barili. Nelle previsioni di un mese fa, addirittura si parlava invece di scendere di 150mila. E' quindi evidente che il surplus di greggio, già esistente sul mercato, è destinato a crescere. L'aumento maggiore sarà in particolare relativo al giacimento di Kashagan in Kazakhstan, per il quale l'Eni ha annunciato il riavvio della produzione nell'ultimo trimestre dell'anno in corso.

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