giovedì 1 settembre 2016

UE-Apple, il numero uno di Cupertino attacca: «sono esasperanti»

Continua la guerra tra Apple e la UE. La commissione martedì scorso ha condannato il colosso di Cupertino al pagamento di una maxi-tassa arretrata dell'importo di 13 miliardi di euro. Scioccante. Da lì è nata una feroce polemica che ha coinvolto l'Irlanda (paese con cui Apple ha stipulato l'accordo furbetto) e anche il ministero del tesoro USA.

La guerra si sta traducendo in una discesa del titolo Apple a Wall Street. Come vediamo in base ai dati dalla piattaforma di trading di Plsu500, le azioni hanno avuto un rapido cedimento negli ultimi giorni.

 

Cook attacca la UE

Ora tocca a Tim Cook, numero uno del gruppo. «La normativa europea in materia fiscale è esasperante», ha detto. «L'approccio della Commissione Ue in materia di aiuti di Stato è esasperante». Più o meno lo stesso che aveva detto il segretario americano al Tesoro, Jack Lew, che vede un accanimento da parte di Bruxelles nei confronti delle imprese americane. Una battaglia che fa leva anche sulla minaccia di spostare fuori UE molte attività delle multinazionali. Dopo la Brexit, una specie di USEXIT. Comunque Cook si è detto "molto fiducioso" sull'esito del ricorso contro la decisione della commissione.

Al di là di difendere Apple, la vicenda ha però aperto un fronte molto importante in seno anche agli stessi USA. Il governo americano è preoccupato che la mole di denaro che le grandi compagnie Usa detengono fuori dai confini. Secondo i dati, le 50 maggiori aziende a stelle e strisce custodiscono 1.400 miliardi di dollari al riparo dal Fisco americano. Cosa decisamente preoccupante. Se allarghiamo il raggio alle maggiori 500 compagnie, la cifra raggiunge i 2.400 miliardi.

Apple infatti sta già correndo ai ripari, prima che il Fisco americano si dia una svegliata. Cook ha annunciato per l'anno prossimo il rimpatrio di miliardi di dollari. La società ha 181 miliardi di dollari detenuti all'estero, un record al quale tiene molto, visto che a inizio anno ha emesso un bond da 12 miliardi di euro per finanziare il suo piano di remunerazione degli azionisti, pur di non intaccare le riserve liquide che custodisce nei paradisi fiscali.

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