martedì 1 novembre 2016

Deflazione incubo dell'Italia. Se la BCE dovesse allenatare il QE sarebbero guai

La deflazione torna a spaventare l'Italia. Non per gli effetti che può avere adesso, ma per quelli che avrà più in là quando la BCE cambierà la propria politica monetaria, e inizierà a ritirarsi dal Quantitative Easing (la fine è programmata a marzo).

La UE si riprende, l'Italia resta in deflazione

Deflazione è la parola che incute preoccupazione. L'hanno generata soprattutto i prezzi dell'energia e il calo dei consumi (che restano fiacchi). Il tutto mentre a livello generale, i dati dell'Eurozona cominciano a mandare segnali di altro genere: +0,5% dell'inflazione questo mese.

Anche se siamo distanti dal target del 2% fissato dall'Eurotower, è già qualcosa. Specie se paragonata con i nostri risultati, che a ottobre dicono sottozero su base annua (-0,1%), mentre rispetto a settembre la variazione è stata nulla.

Confcommercio è preoccupata: «Anche il 2016 finirà con un'inflazione praticamente nulla». Gli fa da eco anche Coldiretti: «La deflazione è devastante perché le quotazioni del grano duro sono crollate del 38%, mentre il latte viene pagato quasi come l'acqua minerale».
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Su tutto, come accennato in precedente, incombe poi il rischio che la BCE decida di stringere i cordoni della borsa e salutare il Quantitative Easing a marzo. Alcuni paesi non aspettano altro che Draghi non abbia più giustificazioni per prolungare la sua politica espansiva, per accusarlo ancora di voler aiutare i Pesi più indebitati (come l'Italia).
C'è pure il pericolo che anche solo un progressivo rallentamento del QE, possa esporre l'Italia al rischio di un surriscaldamento degli spread, che fino a questo momento sono rimasti ben protetti dallo scudo del Qe.

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