giovedì 13 aprile 2017

Deficit e conti pubblici: le spine del Governo riguardo alla "manovrina"

Il DEF è stato approvato solo ieri dal Consiglio dei Ministri, ma già è oggetto di critiche e di discussioni e spunti di riflessione sul deficit. L'essenza del nuovo documento sta nel mancato aumento dell'Iva, nella correzione strutturale da sei decimali, nei fondi destinati al pubblico impiego e al mercato del lavoro (sotto forma di decontribuzione per neoassunti under 35) e nelle misure di rilancio della crescita e investimenti.

I conti e la partita sul deficit

La manovrina comporterà l'aggiustamento strutturale da 3,4 miliardi così come chiesto dalla commissione Ue, provocando un rapporto deficit-Pil al 2,1%. Questo rapporto dovrebbe scendere a quota 1,2%, secondo li accordi con Bruxelles.
Tradotto in soldoni: si parla di una correzione de circa 15 miliardi abbondanti, cui però vanno aggiunti altri costi (misure espansive, spese indifferibili, e altro) e pure i 19,5 miliardi di aumenti Iva da sterilizzare. Si arriverebbe così a una cifra choc.

Tuttavia, questa cifra viene corretta a sua volta da alcuni fattori, alcuni certi e altri probabili. In primo luogo la manovrina appena approvata sortirà i propri effetti anche il prossimo anno, per un paio di decimali di Pil.

In secondo luogo c'è il discorso riguardo al deficit. Roma e Bruxelles sono alle prese con un braccio di ferro riguardo il limite del fare deficit: oggi è all'1,2%, ma domani si spera che l'EuroZona accetti di salire a quota 1,8%. Dalla misura che si riuscirà a ottenere dipenderà l'entità effettiva della manovra. Per fare un esempio, se si ottenesse dalla Ue la possibilità di fare deficit l’anno prossimo per l’1,8% di Pil, significherebbe finanziare in deficit circa metà (9 mld) della nuova sospensione delle clausole Iva.

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