giovedì 29 giugno 2017

Petrolio in ripresa, ma possiamo davvero dire che la burrasca è finita?

Il mercato del petrolio continua ad avere un andamento altalenante. Nel corso dell'ultimo mese la quotazione del WTI a New York è precipitata da 51 dollari fino sotto ai 43 dollari al barile. Poi piano piano e con molta fatica ha ripreso un poco quota. Il rialzo è più che altro dovuto alle coperture short. Il Wti con scadenza ad agosto oggi si aggira attorno ai 45 dollari al barile, mentre il Brent con scadenza a settembre viaggia sui 48 dollari (vedete i due grafici con l'indicatore Awesome Oscillator trading).

Segni di ripresa sul mercato del petrolio

L'ultima scossa al mercato l'ha data il rapporto pubblicato dall'Agenzia degli Stati Uniti per l'Informazione sull’Energia (Eia). Il suo ultimo rapporto sulle scorte di benzina evidenzia una diminuzione che è andata oltre il previsto (Le scorte di benzina sono diminuite di 894000 barili, invece dei 583000 attesi). Le scorte di greggio sono invece aumentate, ma anche in questo caso il dato è minore di quello segnalato dall'API (American Petroleum Institute). Infatti durante la settimana conclusasi il 23 giugno, le scorte hanno avuto un incremento di 118mila barili, questo per via della riduzione della produzione attuata dalle raffinerie. Le previsioni degli analisti erano per un calo di 2,6 milioni di barili.

Non stupisce quindi che siamo al sesto giorno di fila in cui il petrolio marcia al rialzo. Ma c'è ancora da avere molta prudenza. Non per niente nella giornata di mercoledì la quotazione si è mossa in modo molto più agitato (noi abbiamo usato l'Ichimoku Kinko Hyo strategia). Segno che le turbolenza rimangono.

Il prossimo appuntamento importante è quello con i dati riguardanti il numero di pozzi petroliferi attivi negli Stati Uniti, che verranno pubblicati nella giornata di venerdì. Se si saranno ridotti per la prima volta in 23 settimane, allora forse qualcosa di più concreto in chiave ribassista si potrà dire. Intanto va segnalato che la banca americana Goldman Sachs ha ridotto le sue previsioni sul prezzo del WTI nonostante il recupero delle ultime sedute, portandola a 47 dollari.

martedì 27 giugno 2017

Lavoro, McDonald's sostituirà 5mila cassieri con un totem elettronico

La tecnologia cambia anche McDonald's e avrà un grosso impatto sul lavoro. Circa 5mila addetti potrebbero essere infatti tagliati dall'organico del colosso del fast food, che intende rimpiazzarli con dei totem elettronici. 
Una rivoluzione che avrà un duro impatto ma - secondo l'azienda - andrà a tutto vantaggio dei clienti. Dovrebbero infatti ridursi i tempi di attesa e rendere molto snello il pagamento, visto che accettano carte di credito e bancomat.

I benefici per McDonald's e le ripercussioni sul lavoro

Tuttavia l'impatto immediato dei chioschi digitali sarà soprattutto su mercato de lavoro. Ci sono 2.500 cassieri che entro dicembre dovranno lasciare il proprio posto presso McDonald's. Poi ce ne saranno altri 3mila per i quali è prevista la sostituzione nel corso del prossimo anno. Che fine faranno non si sa.
Nella migliore delle ipotesi verranno reimpiegati in altre mansioni. Ma solo se le loro competenze personali e professionali lo consentiranno.

Di sicuro un vantaggio immediato lo avranno le casse dell'azienda, che risparmieranno sui salari. L'introduzione dei sistemi automatici di pagamento infatti costringerebbe il colosso UsA a dover adeguare gli stipendi dagli attuali 7,25 a 18 dollari. Con i tagli non ce ne sarà bisogno. Va anche aggiunto che il salto tecnologico di Mcdonald's non finisce solo ai totem. Infatti entro fine anno sarà possibile effettuare le ordinazioni via pc in 14mila punti vendita.

La situazione in Italia

Ma accadrà anche in Italia? Sicuramente sì. Al momento i totem che consentiranno di saldare gli ordini fatti non rappresentano ancora un rischio concreto per i dipendenti. Qui da noi ricordiamo che ci sono 530 ristoranti, che potrebbero essere "salvati" dal fatto che al momento non c'è ancora grande propensione a liberarsi dal contante. In America con le carte di credito pagano pure le sigarette, qui da noi vengono utilizzate solo per grossi importi. Ecco perché il totem potrebbe sbarcare più tardi, o comunque limitare notevolmente l'impatto sul lavoro.

domenica 25 giugno 2017

Cripotvalute, il flash crash di Ethereum pone tante riflessioni...

Abbiamo più volte sottolineato come le criptovalute non siano investimenti adatti per chi non ha nervi saldi e un cuore forte. La dimostrazione lampante è arrivata nei giorni scorsi. Per la precisione è successo mercoledì notte. Nel giro di pochi istanti il prezzo di un’unità di Ethereum - la criptovaluta più in voga dopo Bitcoin - è prima crollato da 317 dollari ad appena 10 centesimi, e poco dopo è schizzato verso l'alto riportandosi in linea ai livelli pre-crollo sui 340 dollari. Provate ad applicare il Market facilitation index (MFI) al grafico e vedrete cosa succede...

Il flash crash e le criptovalute

Cosa c'è dietro all'improvviso crollo di Ethereum? Cosa ha provocato questo tonfo istantaneo? La motivazione è di tipo tecnico. La piattaforma di trading GDAX ha ricevuto un ordine multi-milionario di vendita - qualcuno parla addirittura di 30 milioni di dollari - e questo ha fatto precipitare il valore di Ethereum, dal momento che di solito i volumi negoziati sono relativamente bassi di notte.

Tutto questo ha causato un crollo della quotazione fino a 224,48 dollari. A sua volta questo calo improvviso ha fatto scattare 800 “stop loss” degli investitori, per cui sono partite altre vendite. L'effetto domino ha spinto il valore di Ethereum al minimo di 10 centesimi, anche se il tutto è durato solo pochissimi secondi. Se qualcuno avesse comprato in quel preciso istante, dopo poco avrebbe avuto un guadagno del 326000%. Roba che i migliori segnali opzioni binarie gratis affidabili se li sognano.

Al di là del problema tecnico, quello che fa riflettere è la conferma di una elevata instabilità del mondo delle criptovalute. Queste ultime non possono più essere viste come un asset finanziario di Serie B, visto che parliamo di beni con capitalizzazione a 100 miliardi di dollari. Ma proprio per questo, se da una parte bisogna guardarle con assoluto rispetto, dall'altra bisogna anche porsi delle domande su come funzionano e quanti rischi portano con loro. Bisogna infatti sottolineare che proprio i guadagni delle criptovalute (Bitcoin è schizzata del 200% quest’anno, Etherum è passata da 8,40 a 340 dollari), stanno spingendo a negoziarle anche investitori meno avvezzi al rischio, il che è ancora più pericoloso.

venerdì 23 giugno 2017

Agricoltura italiana in ginocchio, la siccità provoca danni milionari

Il caldo record di questi giorni sta mettendo in ginocchio l'agricoltura italiana. Mancano all'appello circa 20 miliardi di metri cubi d'acqua sull'intero territorio nazionale, e il Consiglio dei ministri ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza in due province (Parma e Piacenza). E' l'Emilia Romagna la regione più colpita dall'assenza di piogge. E parliamo del luogo dove si concentra il 35% della produzione agroalimentare italiana. Ma danni ingenti vengono patiti anche da Sardegna, Toscana e Veneto, che peraltro hanno già fatto pervenire la loro richiesta al governo di stato di emergenza.

I danni del caldo all'agricoltura

I danni derivanti da questa ondata di caldo africano sono enormi. La Coldiretti li ha valutati in oltre un miliardo di euro, indicando anche quali sono le coltivazioni più colpite.

Nella zona dell'Emilia sono in sofferenza tutte le colture: pomodori, cereali e ortaggi. In Lombardia il caldo ha duramente colpito la produzione di latte, che è scesa del 20%. La Toscana accusa un calo di foraggi e potrebbe essere duramente colpita la produzione di miele. In Umbria stanno seccando girasoli e mais, infine nel Lazio è a rischio addirittura il 40% dei raccolti. In Campania rischia grosso anche la produzione di mozzarella di bufala dal momento che la mancanza di acqua ha messo in ginocchio gli allevamenti e i caseifici. In Basilicata c'è un problema per la raccolta di albicocche, perché non c'è più gradualità di maturazione, con la conseguenza che tutta la produzione arriva assieme ai mercati, generando un crollo delle quotazioni.

Chi opera nel settore dell'agricoltura si sta dando da fare per arginare il problema attraverso la razionalizzazione dell'uso dell'acqua, oppure con lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto.
La situazione ripropone un problema che l'agricoltura da diverso tempo conosce, ma non ha ancora fronteggiato. Di fronte alla tropicalizzazione del clima infatti, si rendono sempre più necessari interventi strutturali per raccogliere l'acqua nei periodi più piovosi in modo da averla disponibile in periodi di siccità. Del resto da tempo siamo entrati in un quadro climatico che potrebbe alterare sempre di più l'attività agricola.

mercoledì 21 giugno 2017

Economisti a Bloomberg: l'euro diventerà la nuova moneta di riferimento mondiale

L'euro potrebbe diventare la nuova valuta di riferimento mondiale. La sorpresa arriva da Bloomberg, che ha sentito alcuni economisti riguardo il futuro dei mercati valutari, ottenendo questa risposta in molti casi. Nel giro di pochi anni quindi, l'euro potrebbe scalzare il dollaro nel ruolo di asset valutario di riferimento.

Secondo questa view molti investitori hanno cominciato a considerare che la crescita economica negli USA potrebbe non essere poi così solida come ci si aspetta. Il biglietto verde quindi potrebbe già aver vissuto i suoi anni migliori, e la valuta unica potrebbe rappresentare una valida alternativa in futuro. Vedendo le previsioni eur usd 2017 fatte a dicembre scorso, si scopre che molti economisti già ipotizzavano nel breve periodo una possibile ascesa della valuta comunitaria fin verso la parità col biglietto verde.

Azzardo o lungimiranza degli economisti 

I fatti dicono che al momento l'eurozona viaggia con tassi di deposito negativi e con una Banca Centrale Europea che fa massiccio utilizzo di quantitative easing per sostenere i prezzi degli asset e l'economia. Inoltre l'inflazione non è proprio brillante. La view degli economisti prima citati sembra quindi essere azzardata. Eppure, se in una situazione simile l'euro comunque è rimasto solido, cosa succederà quando il miglioramento della ripresa economica procederà a ritmo sostenuto e quando la BCE avvierà la riduzione del programma di stimolo monetario?

Certo, è presto per attivarsi con i migliori broker forex recensioni e cominciare a puntare forte sull'euro, ma l'idea che la moneta della UE possa acquisire maggiore forza contro il biglietto verde in futuro poggia su basi solide.

Intanto oggi comincia con il segno leggermente positivo la giornata sui mercati valutari per il cross EuroUsd, con continua a muoversi attorno (leggermente sotto) a quota 1,12. Ieri questa coppia dopo essersi mossa lateralmente ha avuto uno sprint ribassista verso la regione sottostante degli 1,11. Negli ultimi giorni il dollaro ha ripreso vigore, dopo che l'euro era arrivato sul livello 1,13. Tuttavia nel medio lungo periodo il mercato dovrebbe ancora consolidarsi nella fascia compresa tra gli 1,05$ e gli 1,15$.

lunedì 19 giugno 2017

Aziende: Flixbus riscuote sempre più successo, ma da ottobre sarà fuorilegge in Italia

FlixBus come Uber. Le aziende che promuovono la mobilità innovativa in Italia sono destinate a ricevere i bastoni tra le ruote (è proprio il caso di dirlo) perché vanno a sconvolgere equilibri che durano da decenni. La Flixbus, che consente di viaggiare low cost su strada per tutto il Belpaese, dopo l'estate diventerà infatti fuorilegge per lo Stato Italiano.

L'azienda tedesca fondata nel 2011 attualmente offre collegamenti a basso costo in 22 Paesi europei, e propone oltre 200 mila collegamenti al giorno. Qui in Italia opera da soli due anni, senza avere neppure un pullman di proprietà, ma sfruttando le collaborazioni con diverse compagnie locali di trasporto che mettono mezzi, autisti e benzina. Flixbus invece si occupa delle autorizzazioni per le lunghe tratte e soprattutto del marketing. Proprio questo "potere" gli consente di abbattere i prezzi. Il guaio è che la concorrenza ha agitato coloro che già lavorano da tempo nel settore, che rischiano di perdere il posto o i profitti.

La battaglia su Flixbus e la concorrenza tra aziende

Ecco allora che il Governo italiano ha deciso di calare la scure sull'azienda tedesca. Nella manovrina infatti è previsto che le società che non posseggono mezzi di loro proprietà non possono più operare nel settore. Sostanzialmente sembra proprio una norma ad hoc per ostacolare Flixbus, che chiaramente preannuncia battaglia legale. L'azienda tedesca ha già presentato e vinto una serie di ricorsi davanti al Tar (ben 4) contro chi la voleva ostacolare. Ma ha sempre vinto proprio perché non è ancora entrata in vigore la manovrina.

A ottobre però lo scenario cambierà. Ci sono moltissime voci discordanti sul la bontà di questo provvedimento, ma visto che ormai è passato non si può più tornare indietro. A meno che non venga approvata una nuova legge sull'argomento in tempi strettissimi. Quasi impossibile.

Va detto che la norma "anti-Flixbus" non è una novità. I primi a proporre lo stop all'azienda tedesca furono un gruppo di senatori pugliesi del centrodestra, ma il loro emendamento dopo molte proteste sui giornali venne cancellato. A maggio però l’emendamento è rispuntato identico, ma sotto matrice Pd, e poi reinserito nella “manovrina” qulla quale è stata posta la questione di fiducia, spingendola di fatto in Senato senza modifiche. Flixbus non potrà più ottenere le licenze per offrire il servizio. un altro schiaffo alla concorrenza.

sabato 17 giugno 2017

Euro, mai così tanti contratti a fini speculativi dal 2011

Un passo indietro e uno avanti. Ecco come l'euro ha reagito alle mosse della Federal Reserve, che ha deciso di alzare il tasso di interesse di 25 punti base. Giovedì c'è stato un brusco passo indietro dell'euro mentre venerdì la valuta unica ha rimesso il muso avanti verso quota 1,12.

Quello che balza all'occhio però, è la misura dei contratti stipulati a scopo speculativo sull'euro. C'è uno sbilanciamento sulla valuta unica che non si vedeva dal 2011. Appena pochi mesi fa la stessa situazione si vedeva riguardo al dollaro. Una conseguenza è che quando il mercato punta tutto nella stessa direzione, spesso e volentieri possono verificarsi bruschi movimenti in senso contrario. Così è successo ad esempio giovedì al cross euro-dollaro (se non siete troppo pratici del Forex, meglio se vi limiterete a utilizzare piattaforme trading demo.

Ma cosa ha spinto tanti trader ad assumere posizioni lunghe sull’euro/dollaro? Probabilmente il risveglio economico dell’Eurozona, a maggior ragione se dall'altra parte (negli USA) sono sempre maggiori i dubbi riguardo l’efficacia dell'amministrazione Donald Trump. Un peso però lo ha sicuramente avuto il calo delle tensioni politiche nel Vecchio Continente, dopo che alle elezioni francesi ha vinto l'europeista Macron. La stabilità dell'EuroZona si unisce quindi alle incertezze degli USA, e questo finisce inevitabilmente per rafforzare l’euro

Le prospettive dell'euro


Tuttavia secondo Mps Capital Services il cross euro-dollaro è destinato a indebolirsi nelle prossime settimane, fino a scendere verso quota 1,08/1,10. Questi movimenti saranno legati per lo più ai flussi finanziari, mentre le variabili macroeconomiche incideranno verso il mese di luglio spingendo nuovamente su l'euro.

Dal punto di vista tecnico, se questa coppia dovesse rompere al rialzo oltre il livello degli 1,1225, allora potrebbe riprendere la spinta al rialzo con maggiore vigore anche subito. Tuttavia la probabilità maggiore è che il mercato continuerà ad essere molto volatile nel breve periodo (occhio quindi se pensate di guadagnare con opzioni binarie 60 secondi strategie). Sarà necessaria molta cautela, e il capitale che impiegherete nelle singole operazioni è meglio se sarà molto contenuto, perché c'è il forte sospetto che settimana prossima potrebbero esserci dei movimenti bruschi.

giovedì 15 giugno 2017

Lavoro, Nike annuncia un restyling che taglierà 1400 dipendenti


Il colosso Nike si prepara a dare un colpo di scure deciso sui posti di lavoro. La cosa paradossale è che il motivo con cui il colosso dell'abbigliamento sportivo si prepara a questo cospicuo taglio è... per seguire meglio i clienti. Il che suona paradossale, per non dire che a prima vista una scusa del genere sembra una presa in giro, tenuto conto anche del fatto che i conti dell'azienda sono ottimi.

Il leader globale delle calzature sportive comunque andrà avanti per la sua strada, incurante delle polemiche. Ci sarà quindi un forte ridimensionamento mondiale della forza lavoro, che è stato stimato nel 2% complessivo dei dipendenti. Tradotto in unità lavorative, saranno circa 1400 quelli che saranno buttati fuori, su 70mila totale.

La scelta di Nike sul lavoro

La motivazione - come detto - è voler essere più vicina ai clienti di alcune città chiave per l'azienda, che è impegnata in una dura competizione con Adidas. Questo come conseguenza del lancio di una iniziativa pensata per focalizzarsi sui consumatori e snellire l'organizzazione. Il colosso americano spiega: "vogliamo spingere la crescita per servire più da vicino i consumatori in 12 città in 10 paesi chiave". Queste sono Milano, New York, Londra, Shanghai, Pechino, Los Angeles, Tokyo, Parigi, Berlino, Città del Messico, Barcellona e Seul.

I conti dell'azienda sembrano rendere ingiustificabile una scelta simile a danno della forza lavoro. L'azienda guidata da Mark Parker infatti ha chiuso il terzo trimestre (il 28 febbraio 2017) con ricavi in crescita del 5% a 8,4 miliardi di dollari. Anche l'utile per azione è salito del 24% a 0,68 dollari. Tuttavia, sembra che gli investitori non siano rimasti troppo contenti di questo percorso. Ecco quindi il vero motivo della scure: compiacere i mercati finanziari.

martedì 13 giugno 2017

Mercato, la sterlina finisce sotto stress dopo le elezioni

Il peso della sconfitta elettorale della May, si sente sulla Gran Bretagna ma anche sui mercati finanziari. E chiaramente pesa anche sulla sterlina, finita sotto stress dopo che il premier britannico ha dovuto incassare una amara delusione alle urne giovedì scorso. I Tories hanno confermato la loro prevalenza in Parlamento, ma i laburisti hanno assottigliato le distanze. Cosa peggiore però, il partito della May non è riuscito a raggiungere quella maggioranza assoluta che gli avrebbe consentito di guidare saldamente il percorso lungo la Brexit.

Ricordiamo che i negoziati dovrebbero cominciare il 19 giugno. Ed è proprio questo che preoccupa i mercati finanziari. Senza una maggioranza forte, le trattative per la Brexit potrebbero prendere una piega complicata e richiedere più tempo del termine di 2 anni previsto. Peraltro la cosa potrebbe complicarsi ulteriormente nel caso in cui la May - sotto assedio - decidesse di rassegnare le dimissioni. Allo stato attuale ciò non è ipotizzabile, ma lo scenario non va escluso dal momento che queste richieste gli arrivano tanto dai laburisti quanto dagli stessi Conservatori.

La reazioni del mercato

Intanto sul mercato valutario la sterlina accelera al ribasso. Dopo aver toccato il minimo di 7 mesi contro l'euro a quota 1,1280, anche contro il dollaro è andata deprezzandosi (1,2671) finendo nell'orbita dei valori più bassi registrati nell'ultimo bimestre (se vi interessa il trading, qui trovate il confronto broker Forex recensioni).

Dal punto di vista generale, la valuta britannica si è mostrata molto debole nell'ultimo periodo contro l'euro. Questo dipende più dalla sua instabilità che non dalla forza dell'euro, che invece è apparso relativamente stabile. Nel predisporre una strategia vincente opzioni binarie, tenete quindi conto di questa impulsività della coppia.

E dal punto di vista finanziario potrebbe esserci una nuova mazzata in arrivo, visto che le agenzie di rating minacciano il downgrade sul debito britannico. Secondo Moody’s la situazione è talmente complicata che potrebbe essere posticipato l'inizio delle trattative sulla Brexit. Al momento, il rating sul debito britannico da parte di Moody’s è di “Aa1”, un gradino al di sotto della tripla AAA.

giovedì 8 giugno 2017

Investimenti: 50 milioni per l'occupazione del Mezzogiorno

Sta per arrivare una pioggia di soldi per rilanciare l'occupazione nel Mezzogiorno: circa 50 milioni di euro di investimenti, distribuiti a seguito di programmi di riqualificazione e ricollocazione sul mercato. Destinatari: i lavoratori coinvolti in situazioni di crisi aziendale o settoriale. Emittente: il Ministero del Lavoro.

Il piano degli investimenti

I 50 milioni arrivano dal fondo per l’occupazione, e potranno essere utilizzati immediatamente, quindi già nel corso del 2017. L'assegnazione di questi fondi sarà curata da Anpal, ovvero l'Agenzia nazionale per le politiche attive. Lo scopo di questi programmi di investimenti è favorire il reinserimento delle persone espulse dai processi produttivi in tutto il Meridione, ma anche in regioni dell'Italia centrale e insulare come Abruzzo, Molise e Sardegna.

Riguardo alle modalità di gestione delle crisi aziendali, si fa strada l'ipotesi di una nuova modalità che coinvolge proprio Anpal. Quest'ultima dovrà raccordarsi con la regione interessata e con i fondi interprofessionali per la formazione continua. Il fine è anticipare nella misura maggiore possibile la presa in carico del personale in esubero in vista di una nuova occupazione. Un po' come successo con la vertenza Almaviva.

La Banca dei terreni incolti e abbandonati

Nel quadro dei provvedimenti per il Meridione c'è anche la creazione di una Banca delle terre abbandonate o incolte. Queste ultime dovrebbero essere date in concessione a giovani e persone fino a 40 anni, sulla base di un progetto di valorizzazione. Si considerano tali quei terreni che non siano stati destinati ad uso produttivo da almeno 10 anni, anche occupati in parte da fabbricati o da altri manufatti che non siano stati oggetto di manutenzione nel corso dello stesso periodo temporale e che risultino in evidente stato di abbandono.

martedì 6 giugno 2017

Bitcoin in volo, ormai i trader non possono più ignorare le criptovalute

Tra tutti gli asset negoziabili sui mercati finanziari, il Bitcoin è quello a maggiore tasso di rischio che c'è. Ma al tempo stesso chi ha saputo guardare lontano investendo su questa criptovaluta, ha avuto di che gioire. Dai 6 centesimi del 2010, il prezzo del Bitcoin ha raggiunto l’attuale quotazione di circa 2500 dollari. E la marcia della sua quotazione non sembra peraltro frenare, visti i continui aggiornamenti dei massimi delle ultime settimane (suggeriamo di osservare l'andamento dell'indicatore RSI trading forex).

Una cosa è sicura: la moneta virtuale sta sempre più entrando nei portafogli dei trader ed è in questo periodo oggetto di forte speculazione, specie da parte di coloro che cercano mercati in rapido movimento e occasioni per guadagnare velocemente. E dopo la recente volatilità che ha interessato questo mercato, i prossimi giorni non si preannunciano mento interessanti per il Bitcoin, così come per i suoi "fratelli minori" Ethereum, Ripple, ecc.

Occhio però, perché le occasioni di profitto vanno spesso di pari passo col rischio elevato. In questo il Bitcoin è il top del top. Attenti quindi a non negoziare son superficialità questa criptovaluta, a maggior ragione se lo fate con opzioni binarie a breve scadenza (qui trovi un elenco broker opzioni binarie Consob).  

Le ipotesi sul futuro di Bitcoin

E' chiaro però che le opinioni su questa criptovaluta sono molto discordanti. Secondo alcuni si tratta di una enorme truffa alla Ponzi, o almeno una bolla speculativa. Secondo altri invece il Bitcoin rappresenta il futuro. Secondo altri, a prescindere dalla sua natura di bolla o valuta del futuro, il Bitcoin è destinato a raggiungere vette ancora più alte (c'è chi ipotizza che il prezzo raggiungerà quota 100.000 dollari entro i prossimi 10 anni).

La vera concorrenza per il Bitcoin, potrebbe paradossalmente giungere da un'altra criptovaluta: Ethereum. La sua quotazione ha recentemente segnato i massimi di sempre a quota 236,97 dollari, quando piazzò un aumento di oltre il 35% in sole 24 ore. Inoltre è cresciuto del 1400% negli ultimi tre mesi, grazie alla crescente visibilità dell’Ethereum e alla diffusione dell’interesse nelle criptovalute a livello mondiale. Quel che è certo è che, a prescindere da come vogliate considerare le criptovalute, sono un fenomeno che i mercati e i trader non possono più ignorare.

domenica 4 giugno 2017

Alitalia, domani scade l'ora X per presentare manifestazioni di interesse

Manca poco prima di conoscere il destino di Alitalia. Domani infatti alle 18 scade il termine fissato per la presentazione delle manifestazioni di interesse da parte delle aziende interessate ad acquisire la compagnia italiana. Queste dovranno far pervenire in busta - presso lo studio del notaio incaricato - la propria proposta, che all'ora X verrà resa nota.

Si tratta comunque solo del primo passo del percorso di cessione della compagnia, e inoltre non si hanno notizie ufficiali riguardo ai soggetti interessati. Solo rumors. Proprio riguardo a questi ultimi, va detto che si vocifera del possibile interesse di Delta Airlines. ma anche dei fondi di private equity come Indigo Capital e Cerberus. Scema invece l'ipotesi più accreditata in un primo momento, ovvero Lufthansa, che ha escluso un intervento. Stesso discorso per Ryanair.

L'iter per salvare Alitalia

Dopo che saranno state aperte le buste, toccherà ai commissari straordinari Gubitosi, Laghi e Paleari vagliare le diverse manifestazioni di interesse e verificare che i soggetti che le hanno proposte abbiano i requisiti di idoneità necessari. Se così dovesse essere, allora i commissari invieranno loro una lettera di procedura che fissa i termini, le modalità e i contenuti delle proposte da presentare di carattere non vincolante. Questa fase dovrebbe completarsi entro la fine di luglio, mentre la presentazione di offerte vincolanti dovrebbe esserci entro l'autunno.

Intanto questa settimana sarà delicata anche sotto una altro punto di vista. Si deve mettere mano infatti al rinnovo del contratto dei dipendenti di Alitalia, che è scaduto il 31 maggio. La compagnia ha convocato i sindacati per l'8 giugno. Quella del rinnovo contrattuale è una vicenda che si trascina da mesi, ed ha generato aspre tensioni soprattutto con il precedente management. Tesnioni che di fatto hanno portato all'applicazione del vecchio contratto nelle more della trattativa per il rinnovo del ccnl, che avrebbe dovuto concludersi - ma così non è stato - entro il 31 maggio.

venerdì 2 giugno 2017

Mercato petrolifero in calo dopo la decisione USA sul clima

Le ultime 24 ore sono state uno choc per gli investitori sul mercato petrolifero. Prima i dati EIA, poi la notizia che gli USA hanno deciso di abbandonare l’accordo di Parigi sul clima. Andiamo per ordine. Nella giornata di giovedì sono stati resi noti i dati sulle scorte, che hanno evidenziato un forte declino nella scorsa settimana (diminuite di 6,4 milioni di barili).

Tuttavia le motivazioni di questo crollo (ben oltre il livello atteso dagli analisti, che erano 2,5 milioni di barili) è stato innescato dai livelli storici raggiunti dalla raffinazione e dalle esportazioni. La produzione USA infatti nell’ultima settimana è aumentata a 9,34 milioni di barili al giorno. L'iniziale movimento al rialzo delle quotazioni del greggio, ha così lasciato il posto ad un nuovo calo. Un andamento così ondivago da rappresentare una ghiotta occasione per i trader binari a breve scadenza (qui c'è l'elenco dei broker opzioni binarie autorizzati Consob).

L'effetto Trump sul mercato petrolifero

Il grosso scossone al mercato è giunto però qualche ora dopo, quando Trump ha affermato che gli USA intendono uscire dagli accordi sul clima. Questa mossa è stata vista come potenziale causa di un possibile notevole aumento della produzione negli Stati Uniti. Senza considerare che anche altri paesi potrebbero seguire l’esempio degli Usa, con inevitabili grosse conseguenze sul mercato petrolifero. Tutto ciò rischia di annullare gli effetti dei tagli attuati dall’Opec per ridurre l’eccesso di offerta e stabilizzare i prezzi.

Attualmente il Wti luglio cede l'1,7% a 47,54 dollari al barile, il Brent agosto l'1,9% a 49,65 dollari al barile (suggeriamo di osservare il grafico con l'indicatore MACD trading). Stabile l'euro/dollaro a 1,1218, sostanzialmente allineato alle posizioni di ieri sera alla chiusura dei mercati europei.
Gli efetti si stanno vedendo anche sulla Borsa Italiana: sottotono i petroliferi con Eni (-0,4%), Tenaris (invariata) e Saipem (+0,9%): il greggio è in netta flessione dai massimi di ieri pomeriggio.