martedì 8 aprile 2025

Prezzi del petrolio, il crash dei giorni scorsi ha un precedente... sempre con Trump

La settimana scorsa è stata un vero e proprio disastro per il mercato petrolifero. L'impatto economico globale che potrebbe avere la battaglia commerciale innescata da Donald Trump ha infatti provocato un crollo dei prezzi del petrolio, che sono scivolati di oltre il 10%. Addirittura in una singola giornata la marcia indietro del prezzo è arrivata ad essere del 7%, evento rarissimo.

Il precedente negativo di Trump con i prezzi del petrolio

Ma quello al quale stiamo assistendo non è un caso isolato, perché ci sono altri esempi in cui la deviazione standard di volatilità del petrolio è stata enorme. Basta andare indietro di pochi anni per ritrovare una situazione simile. Per la precisione ad agosto 2019. Ed anche allora, come oggi, tutto nacque dalla minaccia tariffaria di Donald Trump, che all'epoca era all'inizio del suo primo mandato presidenziale. 

Il tycoon scrisse annunciò dazi del 10% su 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi. Fece così sprofondare i mercati dal panico, facendo temere un rallentamento della domanda globale di greggio. I prezzi del petrolio crollarono del 7%, con il WTI che arrivò al 7,9% di perdite in un solo giorno.

Record nel periodo del Covid

Il capitombolo più forte dei prezzi del petrolio è stato registrato però durante la pandemia da Covid. All'inizio di marzo 2020, il fallimento dei colloqui tra i paesi produttori che fanno parte dell'Opec+ provocò un crollo verticale delle quotazioni. I prezzi del petrolio scivolarono quasi del 25% in un giorno, segnando il secondo maggior calo storico. 

Il primo sarebbe avvenuto appena un mese dopo, più o meno sempre per le stesse ragioni, e fu ancor più eclatante perché spinse i prezzi di Brent e WTI addirittura in territorio negativo, con un calo del 300 per cento in poche ore (si veda l'andamento storico su Pocket Option nuovo link).

I recenti capitomboli

La storia recente dei prezzi del petrolio è comunque caratterizzata da altri scivoloni scioccanti. Nel novembre 2021 la notizia di una nuova variante Omicron del covid provocò un calo superiore al 10% dei prezzi del petrolio, perché si temette di sprofondare nella crisi sanitaria.

I giorni nostri

Da quel giorno di tre anni e mezzo fa, il petrolio ha vissuto fasi altalenanti, durante le quali però non c'era mai stata una settimana così negativa come quella appena trascorsa. 
I dazi di Trump hanno innescato la paura di una recessione globale, che ovviamente porterebbe a un crollo della domanda di barili di greggio. Ma a peggiorare la situazione è stato il contemporaneo aumento della produzione programmata dall'Opec+. Due schiaffoni che sono giunti pressoché contemporaneamente, e che il mercato non ha saputo assorbire.

giovedì 3 aprile 2025

Investimenti, gli italiani continuano a preferire il mattone

C'è una costante che riguarda il rapporto tra il nostro paese e gli investimenti. La preferenza delle famiglie italiane infatti continua ad andare verso il settore immobiliare, al punto tale che il mattone rappresenta quasi la metà dell'intera ricchezza lorda complessiva.

Il mattone e gli investimenti

Secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, l'istituto statistica europeo, circa il 71% delle famiglie italiane è proprietaria dell'abitazione in cui vive. Se escludiamo i paesi dell'ex blocco sovietico, siamo primi nella classifica. In Francia questa percentuale arriva al 65%, nel Regno Unito al 63%, in Germania arriva soltanto al 50%

Quello che si può dire è che ad oggi il mattone rimane ancora l'investimento preferito delle famiglie italiane, che nel 69% dei casi lo ritiene il più sicuro di tutti.

Asset sicuro, vero o falso?

Bisogna evidenziare che dietro questa preferenza per il mattone c'è sicuramente un fattore emozionale importante e il fatto comunque che si tratta di un bene tangibile. La casa è là, la puoi vedere la puoi toccare, a differenza dei titoli azionari o di altri asset finanziari. 

Tuttavia proprio questo legame emotivo così forte può indurre in confusione e far sì che agli investimenti nel mattone non vengano applicati gli stessi parametri razionali utilizzati per gli altri tipi di impiego del proprio capitale.
Basta pensare ad esempio che, malgrado il mattone rimanga l'investimento preferito, pochi sanno che la crescita di valore delle abitazioni nell'ultimo decennio è stata minore rispetto all'aumento dell'inflazione.

Alcuni numeri

Ad eccezione di alcune grandi località turistiche o metropoli, chi ha fatto investimenti per 1 milione di euro in immobili nel 2013, oggi avrebbe mediamente 1,08 milioni. In pratica avrebbe guadagnato l'8% in dieci anni. Ma se consideriamo l'inflazione, allora il suo investimento ha perso circa il 15%. Facendo un confronto con i principali indici azionari globali, un investimento di un milione fatto nel 2013 avrebbe portato al raddoppio del capitale.

Conclusioni

Bisogna precisare che gli investimenti nel settore immobiliare possono essere fruttiferi quanto o più degli altri tipi di impiego del capitale, ma bisogna sottolineare e che prima di effettuare investimenti in immobili bisogna analizzare la composizione del proprio patrimonio e lo scenario generale.

lunedì 31 marzo 2025

Finanza, ecco gli appuntamenti più importanti della settimana

Nei prossimi giorni saranno due gli eventi che catalizzeranno l'attenzione del mondo della finanza. Il primo è l'entrata in vigore delle tariffe commerciali USA contro l'Europa, il secondo riguarda il dato sul mercato del lavoro americano (in uscita venerdì).

Stati Uniti al centro dell'interesse della finanza

Il focus dei mercati sarà soprattutto negli Stati Uniti, dove sta crescendo il timore per l'impatto che la battaglia tariffaria potrebbe avere sulla crescita economica. Trump continua ad andare avanti per la sua strada, che prevede un atteggiamento aggressivo in politica commerciale. Tali misure preoccupano anche il mondo della finanza, che vede il rischio recessione più concreto.

Dati macro

Sotto il profilo macroeconomico, la settimana offre l'appuntamento più importante proprio prima del weekend. Venerdì infatti verranno pubblicati i Non Farm Payrolls, che forniranno un aggiornamento sullo stato di salute del mercato del lavoro a stelle e strisce. Si prevede che l'economia americana abbia aggiunto 128.000 posti, in calo rispetto a febbraio, con una crescita dei salari stabile. 
Tutto ciò inciderà sull'andamento del dollaro. L'indice del biglietto verde si trova sotto quota 104, ma attraversa una fase difficile per le crescenti paure dell'impatto economico delle nuove tariffe commerciali. Peraltro si sta per concretizzare l'incrocio medie mobili 50 e 200.

Il quadro in Europa

Gli occhi della finanza saranno puntati anche sull'Europa, dove è prevista la pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione della BCE. La Eurotower ha ridotto i tassi di interesse di 25 punti base, ma è difficile prevedere cosa farà in futuro. Questa settimana verrà rilasciato il dato sull'inflazione, che dovrebbe essere scesa al 2,2%, il dato più basso degli ultimi quattro mesi.

NB. Se vi interessa il mondo della finanza valutaria, dovrete imparare anzitutto i concetti di lotto minilotto trading.

Il resto del mondo

Mentre il panorama del Regno Unito è relativamente leggero, gli operatori della finanza guarderanno con interesse alla riunione della Reserve Bank of Australia, che comunque dovrebbe mantenere i tassi di interesse invariati (mentre a maggio dovrebbe fare un taglio di 25 punti base). 
In Cina sono previste le pubblicazioni riguardo al settore manifatturiero e quello dei servizi, mentre in Giappone è in uscita una sfilza di indicatori economici, che vanno dalla produzione industriale, le vendite al dettaglio passando anche per la spesa domestica.